Accadde nel lontano 1667, a incorrere in uno sfortunato incidente fu uno stimato uomo di legge di nome Alessandro Montemerlo.
Dunque, è un luminoso giorno di gennaio e il nostro si decide a uscir di casa per fare una bella passeggiata per le strade della Superba e in quell’occasione eccolo fare un fatale incontro.
Sul suo cammino, infatti, si imbatte in due Magnifici e cioè due nobiluomini di sua conoscenza, uno dei due rimarrà ignoto l’altro invece risponde al nome di Carlo Pallavicino.
L’uomo di legge gode della stima dei due nobili che restano a discutere amabilmente con lui e poi si pongono uno a sinistra e l’altro a destra del Montemerlo e così proseguono la passeggiata insieme a lui.
Oh, molti li videro passeggiare insieme così schierati!
E noi non sappiamo di quali argomenti parlarono ma di certo il Montemerlo doveva sentirsi molto onorato di tale considerazione e così se ne ritornò alla sua casa ben più che soddisfatto.
Come dicevo, la faccenda non passò certo inosservata: occhi attenti scrutavano tutto ciò che accadeva in città!
E difatti, poco tempo dopo, il Magistrato degli Inquisitori inviò ai Serenissimi Collegi una nota abbastanza dettagliata nella quale si specificava che il Montemerlo era stato visto in giro con due Magnifici ed era particolarmente deprecabile che il Montemerlo avesse accettato il posto d’onore tra i due nobili violando una precisa regola disposta proprio dai Serenissimi Collegi.
Il rapporto circolò nella regale dimora di Palazzo Ducale e giunse naturalmente alle orecchie del Doge, all’epoca Cesare Durazzo.
E insomma, i Senatori avevano questa grana da risolvere perché si diceva che sarebbe stato necessario infliggere un castigo esemplare a quel Montemerlo che aveva infranto una disposizione così chiara!
Infine ci pensarono parecchio su e alla fine si dispose di redarguire duramente il Montemerlo, attribuendo la sua mancanza a una sorta di sventatezza, il reo venne anche ammonito in maniera molto efficace in modo che in futuro si ricordasse bene come doveva comportarsi.
Finì così il curioso incidente narrato con dovizia di documentazione dal giornalista e scrittore Giovanni Ansaldo in un articolo pubblicato su Il Raccoglitore Ligure del 1933 e incluso nel volume L’occhio della Lanterna edito da De Ferrari Editore nel 1993.
Dopo aver narrato l’aneddoto Ansaldo fa alcune precise considerazioni che gettano una diversa luce su un fatto apparentemente così di poco conto.
Innanzi tutto, scrive Ansaldo, è da notare che il solo Montemerlo fu chiamato in causa, i due Magnifici che lo avevano messo in quel pasticcio non furono minimamente sfiorati dai provvedimenti degli inquisitori.
L’Ansaldo considera poi la particolare diffidenza nei confronti degli uomini di legge e pone l’accendo sull’esito di tutta la vicenda: tanto rumore per nulla, in fin dei conti!
L’insolita disposizione del 1662 che vietava ai nobili di dare la dritta a un dottore in legge altro non era che una delle tante forme di vessazione e una di quelle disposizioni create ad arte da un’oligarchia che cercava in ogni modo di tener saldo il proprio potere.
Il tempo muterà le cose, la gloria dei Dogi infine svanirà.
Del Montemerlo non se ne sentì più parlare ma, come saggiamente chiosa l’Ansaldo, imbattendosi di nuovo nei Magnifici il Montemerlo se ne sarà stato accuratamente alla larga, su questo non c’è alcun dubbio.