Sorelle in Salita Pollaiuoli

Nei caruggi, in Salita Pollaiuoli.
Camminando così, tra le case alte.
È una salita non tanto erta e a loro, come sempre, sembra lieve, il loro passo è deciso e leggero.
Come sempre: taluni di noi procedono spediti con una lievità invidiabile.
Senza distrazioni, camminano verso la loro meta.
E tra sfumature di beige ondeggiano i loro abiti.
In una mattina di primavera, in Salita Pollaiuoli.

Vico Lavezzi, il respiro della città vecchia

Vi porto con me, ancora per caruggi, in Vico Lavezzi.
E dove sarà mai?
A due passi da Palazzo Ducale, vi basterà scendere per Salita Pollaiuoli e vi troverete nell’omonima piazza.
Eccolo laggiù il nostro caruggio.

Piazza Pollaiuoli e Vico Lavezzi

E certo è stretto ed angusto come molti nostri vicoli.
E lo sapete ormai, io amo guardare Genova nella sua vertigine, nell’altezza del cielo che a volte sorprende con le sue geometrie inaspettate.
E così è in Piazza Pollaiuoli.
Le impreviste e stupefacenti bellezze dei vicoli.

Piazza Pollaiuoli

E qui, su questo lato della piazza dalla quale si accede a Vico Lavezzi, alzando lo sguardo si può vedere uno splendido Ninfeo.

Ninfeo

E questo è vico Lavezzi con i panni stesi ad asciugare davanti alle facciate colorate.
Genova nella sua essenza, il respiro della città vecchia.

Vico Lavezzi  (6)

E questo insolito toponimo, cosa saranno i Lavezzi?
Leggiamo un vecchio libro, Il colle di Sant’Andrea di Francesco Podestà, la mia preziosa copia dalle pagine ingiallite me l’hanno lasciata i miei nonni e me la tengo cara.
Tra le molte perle che si trovano in questo testo c’è anche una citazione per il nostro breve caruggio:

Parallelo al carubbio della Manica correva quello dei Lavezzi, e così chiamato allora certamente dal vendere che vi si faceva i laveggi, che in antico, oltrecchè di terra, si preparavano eziando lavorando al turno la pietra ollare detta perciò anche lavezzera.

Oh, ma allora qui si vendevano quelle pentole,  i lavezzi, paioli con il manico e i piedini, erano fatti in pietra ma a volte anche di rame.
Tuttavia, c’è una sorta di incertezza sull’origine di questo toponimo.
Alcuni studiosi avanzano altre ipotesi: forse qui un tempo c’erano dei lavatoi.
Inoltre è accertata a Genova la presenza di una famiglia Lavezzi, che si debba a loro il nome del nostro caruggio?
Quale che sia l’origine del termine una cosa è sicura: mentre il carubbio della Manica non esiste più e al suo posto si trova Salita Pollaiuoli, ancora abbiamo il nostro Vico Lavezzi.

Vico Lavezzi  (3)

Colori e palazzi che cercano la luce, in Vico Lavezzi.

Vico Lavezzi  (8)

E sapete, molto tempo addietro c’erano qui certe case e certe signorine, ma le si trovava anche in Vico Calabraghe, in Vico dei Castagna e in altri caruggi della zona.
Laggiù, in Vico Lavezzi, come spesso accade, il sacro era accanto il profano.
Ancora c’è questa bella edicola, ormai vuota.

Vico Lavezzi  (2)

Silenzio, nel caruggio antico.
Silenzio e penombra, un piccolo lume potrebbe emanare una luce fioca.

Vico Lavezzi (2)

Quando cammino in posti come questo so di avere sopra di me le medesime prospettive che guardavano i genovesi di un tempo molto lontano dal nostro.
E’ questo il respiro della città vecchia, sentire l’ineluttabile presenza del passato.
Silenzio, nel caruggio antico, un muro e le cornici ad archetti.

Vico Lavezzi (3)

Un tempo lontano, una lapide di marmo racconta dei padri del Comune e di un antico decreto riguardante questo luogo, era il lontano 1645.

Vico Lavezzi  (4)

Silenzio.
Silenzio e penombra, contrasti e sfumature.
In Vico Lavezzi, dove c’è chi lascia la bicicletta assicurata alla ringhiera.
Tra queste case, dove si sente il respiro della città vecchia.

Vico Lavezzi  (9)

Il Caffè degli Specchi, suggestioni di charme

A Genova, come in ogni città, ci sono dei posti prediletti e molto frequentati all’ora del tè e dell’aperitivo, uno di questi è certamente il Caffé degli Specchi, che si trova in pieno centro, in Salita Pollaiuoli, a pochi passi da Palazzo Ducale, in un vicolo che scende verso il cuore dei caruggi.

Accanto alla porta d’ingresso, un’insegna riporta una frase.
Il locale, che aprì i battenti nel lontano 1917, annoverava tra i suoi avventori l’autore di queste parole, il famoso poeta Dino Campana.

Una grotta di porcellana, così si presenta ai suoi visitatori questo Caffé storico, la volta del suo soffitto è completamente ricoperta di piastrelle color panna.

E lo scintillio degli specchi che tutto attorno riflettono la luce dona un particolare charme al locale.

Un’ambiente d’antan, il fascino di altri tempi, al tempo presente.

Al Caffè degli Specchi si gustano i piatti della tradizione genovese, dolci e pasticceria di prima qualità.
Nella bella stagione, si usa sedersi fuori, sulle panche poste in Salita Pollaiuoli.
E si viene qua per il più genovese degli aperitivi, a pochi metri c’è il traffico cittadino, dietro l’angolo c’è Piazza delle Erbe.
Genova è così, c’è una città, più antica e tanto viva, nella città.
E il Caffè degli Specchi è uno dei fiori all’occhiello del nostro centro storico.

Ma Genova è una città in salita e così sono i locali del sua città vecchia.
E allora saliamo al piano superiore, su per questa scala.

E la sala superiore ha questi colori caldi, luminosi, solari.

Non fatevi ingannare dall’immagine!
Oh, sì, vedete tutti i tavoli liberi perché la mia visita è avvenuta in un orario insolito, ma qui è sempre pieno, questo è uno dei locali preferiti dai genovesi.

Si viene qui, e ci si accomoda in un angolo, a far due chiacchere con un’amica.

E come potete notare, l’atmosfera non manca.

In inverno si viene a sorseggiare una fumante tazza di tè, e sono davvero molte le varietà che troverete, qui servono diversi tipi di tè e tisane, oppure si può optare per  un’ottima cioccolata calda, comodamente seduti ad uno dei tavolini accanto alle finestre, che guardano su Salita Pollaiuoli.

Al bancone, ad accogliervi con un sorriso, saranno Roberta e Valentina.
Qui l’aperitivo è tutto al femminile ed è Valentina a destreggiarsi con lo shaker e i vari ingredienti che riempiranno il vostro bicchiere.
Ve lo serviranno qui, in queste sale.
Ancora altri gradini.
Genova, la vera Genova è così.

E ancora colori caldi, le tinte del giallo.

E una finestra, una finestra che affaccia sui caruggi.


Guardate giù, per una delle più belle prospettive su Piazza Pollaiuoli, sul suo spazio ampio, sulla splendida edicola che la sovrasta, su quella strada verso la quale guardava Dino Campana, là, dove la folla saliva veloce.

E poi si scende e viene in mente un altro poeta, Giorgio Caproni.
Genova verticale,
vertigine aria scale.

Genova è anche questo, il Caffè degli Specchi con le sue suggestioni di inizio Novecento.
La bellezza di una città non è solo nei suoi monumenti, nella magnificenza di certe architetture, nello splendore delle sue chiese.
Il fascino di una città è anche nei suoi locali, presenze preziose e da tutelare, luoghi di aggregazione che si inseriscono in perfetta armonia nel tessuto urbano.
La porta si apre su Salita Pollaiouli, là fuori, dove vi attende l’antica Superba, una città tutta da scoprire.