La storia è il miglior libro di avventure che si possa leggere.
Genova nel 1339, sono i tempi dei guelfi e dei ghibellini.
Capitani del Popolo sono Galeotto Spinola e Raffaele Doria.
E cosa fecero costoro? Pensarono bene di eleggere per conto proprio l’Abate del Popolo, usurpando così un privilegio delle classi più basse.
Si fomentò così un malcontento che già serpeggiava: il popolo voleva eleggere il suo abate e ottenne quanto richiesto.
Si scelsero venti uomini che si riunirono al Palazzo degli Abati.
Una folla mormorante attendeva il responso, quando una voce improvvisa si alzò: era un battiloro, un artigiano che lavorava il più prezioso dei metalli.
Costui prese ad urlare a gran voce un nome: Simone Boccanegra.
E tutti i presenti si unirono al battiloro, era lui che tutti volevano, i venti designati a scegliere erano concordi e si propose quindi la carica a Simone.
Il prescelto discendeva dal Primo Capitano del Popolo Guglielmo Boccanegra e apparteneva pertanto alla borghesia.
Simone, conscio di ciò, rifiutò la carica ma i suoi sostenitori non si arresero e anziché Abate del Popolo, in virtù delle sue origini, lo elessero Doge.
Il primo Doge della Superba, acclamato a furor di popolo, venne condotto in trionfo alla Chiesa di San Siro.
Da lì fu il corteo proseguì verso la casa di Simone in Via della Maddalena.
E consentitemi un certo rammarico, perché questo luogo che richiama alla memoria un personaggio così importante per la storia di Genova dovrebbe avere una grande valenza turistica e culturale, è invece uno spicchio di centro storico forse un po’ trascurato, temo che persino molti miei concittadini non sappiano che nei caruggi ancora esiste la casa del primo Doge della Superba.
La Piazza porta il suo nome e si chiama Piazzetta Boccanegra.
Ma torniamo a lui e alla sua elezione.
Simone Boccanegra si insedia il 24 Settembre 1339, il suo è un Dogato Perpetuo.
I due Capitani del Popolo, i già nominati Galeotto Spinola e Raffaele Doria, tolgono il disturbo e si ritirano in altri lidi, anche per portare a casa la pelle, s’intende.
Si affianca a uomini di sua fiducia, è un governo di popolari e ghibellini.
E come primo ordinamento Simone stabilì che nessun nobile potesse essere eletto Doge.
Come nel passato, ancora esiste un Podestà che amministra la giustizia criminale, mentre quella civile è affidata a due Consoli di Giustizia.
Perdura la carica di Abate del Popolo che rappresenta le tre valli di Bisagno, Voltri e Polcevera.
E’ variegato e complesso il sistema amministrativo del tempo ed eviterò di scendere troppo nel dettaglio.
I nemici del popolo erano i nobili e contro di essi si accesero gli animi, la città era in tumulto.
Boccanegra, per sedare i disordini, decretò il taglio della testa per coloro che si fossero macchiati di saccheggio.
Fare il doge non era certo un mestiere di tutto riposo, la vita di Simone era in costante pericolo.
Più volte si tentò di sbarazzarsi di lui, nel 1340 un gruppo di genovesi, tra i quali diversi nobili e un macellaio di Soziglia, confessarono di aver tramato una congiura per ucciderlo.
Molto democraticamente vennero affidati al boia che li mandò tutti quanti al Creatore e il problema venne così brillantemente risolto secondo gli usi del tempo.
Simone, onde evitare ulteriori spiacevoli incidenti, si dotò di un nutrito plotone di guardie del corpo, ben 103 cavalieri pisani!
I suoi detrattori lo accusavano di eccessivo sfarzo, si narra infatti che amasse andare in giro vestito di rosso, con un prezioso manto color porpora e un cappello dello stesso colore.
A lui va il merito di aver curato i rapporti con gli stati esteri, ma certo questo non bastò ad allontanare i nemici.
I nobili fuoriusciti ancora tramavano contro di lui, è del 1341 il tentativo di colpo di stato del Marchese di Finale Giorgio del Carretto, ma Simone riuscì ancora una volta a cavarsela e il Marchese finì rinchiuso in una gabbia nel carcere della Malapaga, che si trovava a ridosso di quelle mura delle quali vi ho già narrato qui.
Ma il mondo è grande, il mare infinito e a quel tempo era infestato dai terribili saraceni.
Costoro minacciavano Alfonso XI di Castiglia e provate a indovinare chi andò in soccorso di quel Regno?
Le galee genovesi guidate dal fratello di Simone, Egidio Boccanegra.
Le galee della Superba, la Dominante dei Mari, espugnarono Algeciras e in seguito furono altrettanto determinanti nella città di Caffa sul Mar Nero, località importantissima per i commerci e per l’economia di Genova.
Trionfi e glorie di Simone Boccanegra, ma i nemici sono in agguato.
Sono sempre i nobili fuoriusciti, si insinuano nelle simpatie del popolo e richiedono di rientrare, Simone pone una condizione, chiede che siano disarmati.
Loro non ci stanno, richiedono persino che vengano allontanati i soldati, Simone vedendosi con le spalle al muro, si risolve per rinunciare al titolo di Doge.
E così nel 1344 restituisce le insegne sulla Piazza di San Lorenzo e parte alla volta di Pisa.
Gli succederà Giovanni di Murta, molti eventi coinvolgeranno i genovesi per mare e per terra.
Ma il tempo di Simone Boccanegra ancora non è terminato, andiamo al 1356, anno nel quale su Genova dominano i Visconti.
C’era un diffuso malcontento e Simone ne approfittò per tornare alla ribalta.
Andò a Milano dai Visconti e propose il suo appoggio.
Oh, dev’essere stato convincente, perché gli venne accordata fiducia e tornò a Genova.
E una volta insediatosi sapete cosa fece?
Riunì in tutta fretta un corpo di armati e a passo di carica si diressero su Palazzo Ducale.
I Visconti vennero scacciati e il giorno dopo Simone venne eletto nuovamente Doge.
E ricominciò così il lavoro iniziato anni prima, escluse i nobili da tutti le cariche delle quali vennero invece investiti i popolari.
E ebbe successi per terra e per mare, stabilendo il proprio predominio sulla Corsica.
Regnerà altri sette anni, sempre nel mirino dei suoi nemici, diverrà inviso anche ai popolari a causa delle imposte elevate.
E venne il 3 Marzo 1363, ospite di Pietro Malocello è Pietro, Re di Cipro, in cerca di alleanze per combattere i soliti turchi.
Per l’occasione venne allestito un fastoso banchetto in onore del sovrano, tra i convitati c’è anche il Doge Simone Boccanegra.
Si mangia e si beve, giunge la notte e nel silenzio della sua stanza il doge accusa forti dolori.
Probabilmente avvelenato, durante la notte Simone muore.
Il suo tempo è finito.
C’è una piazzetta nei caruggi, lì c’era la sua casa.
E lì c’è una una targa a ricordo del suo illustre abitante: Simone Boccanegra, il primo Doge della Superba.
Come ci fai ripassare tu la “nostra storia” non c’è davvero nessuno! Per quanto pensiamo di saperne abbastanza, tu ci dai sempre ulteriori notizie e con la tua verve ci fai rivivere quelle lontane vicissitudini,sembra quasi di viverle ora, continua così e….ci farai sempre felici!
Ma grazie cara Mamma Orsa, le vite dei Dogi sono un po’ complicate, eh? Sono dei romanzi, mi fa piacere che il post ti sia piaciuto.
Un bacione!
Vero quello che ha scritto Mammaorsa.
Ma tu lo sai Miss che sei una preziosa fonte di dettagli e particolari storici ai più (ma parlo per me) ignoti!
Solo che mi viene da pensare a qualche similitudine attuale… ai “corsi e ricorsi”…bah, non inquiniamo questo bellissimo post con considerazioni troppo personali 🙂
Un baciotto e buon inizio di settimana a te ed ai tuoi lettori
Susanna
Eh, in effetti i corsi e i ricorsi storici sono da tenere in considerazione, hai ragione Susa.
Grazie carissima, un bacetto a te!
Che bello leggere i tuoi resoconti storici. Hai una capacità particolare a farci entrare nel vivo, senza essere pesante.
Complimenti. Torno sempre con piacere.
Stefy
Grazie Stefy, le tue parole mi fanno felicissima!
Un abbraccio carissima!
Bravissima Miss! racconti la storia rendendola come essa è: più avvincente e straordinaria di qualsiasi romanzo mai ideato!
E’ sempre il romanzo più bello e non è semplice narrarlo, grazie di questo entusiasmo cara E.!
Tutto vestito di rosso…giusto per non dare nell’occhio! Ci credo che gli servissero tutte quelle guardie del corpo, visti i tempi…
Bacioni e buon lunedì! 🙂
Hah, è vero! Ben 103, mica male eh?
Un bacione Viv!
E’ davvero un peccato che la casa dove visse Simon Boccanegra sia così malconcia, un pezzo della ns storia dimenticato e non utilizzato a fini turistici, facciamo sentire il ns disappunto!
Grazie ancora per i meravigliosi reportage, sempre molto graditi.
M.Giulia
Hai ragione Maria Giulia, una preziosa risorsa dimenticata.
Grazie delle tue parole, mi fanno molto piacere.
Buona serata carissima!
L’avvelenamento non me l’aspettavo. No, ma scusa, lo aveva pagato lui di nascosto il battiloro e poi faceva finta di non volere?! 🙂 Bellissimo questo pezzo di storia che ci hai raccontato è solo un diaspiacere che, come dici tu stessa, in molti, non sanno che in quella piazzetta c’è la casa del primo Doge di Zena. Baci.
Che personaggio anche quel battiloro, vero? Sì, credo che questa piazza dovrebbe essere più conosciuta, è uno dei luoghi nei quali si è fatta la storia.
Grazie Pigmy, baci!
Nessuno sa raccontare la storia come te!
Ti ringrazio cara Sainza, la storia è davvero il miglior libro di avventure che sia mai stato scritto, mi piace molto scriverne.
Avvincente e di grande risalto. Domani si parlera’ di duelli e congiure nella mattinata ancora a casa per rimediare all’influenza. Per ora si dorme….grazie perche’ ci accompagni in maniera giocosa nel passato. Buona notte dai tuoi fans
Sono contenta di avervi fatto compagnia, gli antichi genovesi ne hanno combinate di tutti i colori, eh?
Un bacione a tutti!
Bellissimo racconto, come sempre! E stavolta, mentre leggo, sento nelle orecchie la musica di Verdi. 🙂
Ciao Giulia, benvenuta! Grazie delle tue belle parole, sì quella è proprio la musica giusta!
Ciao cara.
Vengo sempre molto volentieri a passeggiare tra queste antiche immagini, è un po’ come fare un viaggio nel tempo, a ritroso, ovviamente!! Un abbraccio, *Maristella*.
P.S. come mi piacciono i dagherrotipi!!
Grazie Maristella, un bacione!
Fantastico post!!!!come al solito mi hai insegnato cose di cui non avevo idea!!!!Grazie Miss!!!!!Saresti stata una fantastica insegnante di storia e italiano!!!!!!
Ma grazie, un bacione cara Vale!
C’è una frase in dialetto che si attribuisce a Simone Boccanegra, non propriamente elegante ma molto efficace. Me la avevano detta e l’ho dimenticata. Mi pare che c’entri “ciappa chi ciappa”.. La conosci per caso? Ben scritta la storia del primo doge di Genova.
Ciao Maurizio, benvenuto! Conosco una frase simile, non propriamente elegante, ma che io sappia non mi risulta che sia attribuita a Simone Boccanegra.
Sarà argomento di uno dei prossimi post!
Grazie del tuo commento!
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la politica si ripete… pare uno dei nuovi esponenti di oggi 🙂 complimenti vivissimi
Corsi e ricorsi storici, eh?
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Amo svisceratamente la mia città e ogni volta che mi si presenta l’occasione partecipo ai tour guidati che vi si tengono. Conosco l’ubicazione della casa e mi è capitato di ripassarci con la guida, ma ti assicuro cara Miss che a parte qualche dettaglio non aveva sprecato più di tanto per raccontarci la storia di questo Doge. Oggi grazie a te ho scoperto molte cose nuove che , se mi capiterà l’occasione , a mia volta racconterò ad altri amici che amano Genova quanto l’amiamo noi. Sei grande, Miss!!!!
Grazie Anna, questo tuo commento mi riempie di gioia.
Un abbraccio grande a te cara amica.
Miss, racconti sempre molto bene la storia della tua Zena…
Grazie Sergio!
La casa è dimenticata,semisconosciuta e invece sarebbe importantissimo farla conoscere,i melomani arriverebbero da tutto il mondo per vedere la casa di Simon Boccanegra,omaggiato da Verdi nell’omonima opera,ciao Miss,grazie
Hai ragione Paola, speriamo davvero che presto qualcuno ci pensi.
Un caro saluto a te, buona serata.
Complimenti! Con molta semplicità ha riportato alla luce l’importanza storica della Superba con una rivisitazione gradevole ed interessante, offrendo molti spunti per approfondire e relare la storia con il patrimonio artistico e culturale della nostra Genova.
Grazie Massimo, benvenuto qui e buona giornata!