Oggi vi racconto una storia.
O meglio, vi racconto una pagina di storia: drammatica e appassionante, avventurosa e reale.
C’era una Repubblica indomita e orgogliosa e c’era un sovrano che sedeva sul trono di Francia: Luigi XIV detto il Re Sole.
Genova intratteneva i suoi fruttuosi traffici commerciali e aveva ottenuto concessioni in Oriente, Genova era fedele alla Spagna.
Anno dopo anno si accesero i contrasti, la potenza francese esigeva la sottomissione della Superba.
E così, nel lontano 1679, a Genova fu ingiunta una perentoria richiesta: le artiglierie genovesi dovevano rendere omaggio alle navi francesi sparando a salve al loro ingresso nel porto di Genova.
Ma figurarsi, sono i foresti che devono tributare omaggi ai genovesi!
E insomma, il Comandante della flotta francese, l’Ammiraglio Abrahm Duquesne, non la prese affatto bene e in quella circostanza si allontanò dalle coste liguri cannoneggiando Sampierdarena e in seguito Sanremo.
E gli anni passarono, giunse il 1682.
Credete che il Re Sole si fosse dato per vinto?
Manco per idea, anzi!
In quei giorni accaddero cose strane, sul territorio della Repubblica si potevano incontrare certi personaggi vestiti da pittori e da religiosi.
Nessuno sapeva che quelli in realtà erano agenti segreti inviati dalla corte di Francia con il compito di setacciare ogni angolo della Repubblica per controllare il sistema difensivo, le fortificazioni e le batterie delle quali Genova disponeva.
Ma i nemici provenivano da ogni dove, la Superba doveva difendersi.
E così c’erano quattro galee all’ancora, nel porto di Genova, quattro imbarcazioni per difendere la città in caso di attacchi barbareschi.
E queste divennero uno dei pretesti che la Francia usò per attaccar briga e poter aggredire la città.
Vennero poste alcune condizioni, tra queste il disarmo delle quattro galee, i Francesi accusavano i genovesi di averle armate contro di loro.
E poi, naturalmente, si intimò alla Repubblica di mettersi sotto la tutela della Francia e di tributare, come già richiesto, il saluto alle navi francesi.
Il Doge Francesco Maria Imperiale Lercari e i senatori si trovarono concordi: le condizioni erano inaccettabili.
E giunse quella mattina di primavera, giunse il 17 Maggio 1684.
Chissà, forse era una giornata di cielo terso e luminoso come spesso accade in Liguria in quella stagione.
Quel giorno l’intera flotta francese si schierò nel mare di Genova, vascelli, galee e bastimenti coprirono la superficie dell’acqua dalla Foce alla Lanterna, 756 bocche di fuoco erano puntate contro la Superba.
Giunse un ultimatum, si decidevano questi genovesi a sottomettersi al Re Sole?
Come risposta dalle batterie dei forti partirono cannonate contro la flotta francese.
E fu l’inizio della disfatta.
La città fu bombardata per 4 giorni consecutivi, su Genova piovvero le terribili bombe incendiarie che distrussero chiese ed edifici.
Una di queste bombe si trova a Palazzo San Giorgio che pure venne colpito in quei giorni difficili.
Una città devastata e aggredita, le bombe caddero sulla Chiesa delle Grazie, su San Donato, su Santa Maria in Passione, sul Ducale che era dimora del Doge e sulle case dei cittadini.
Distruzione, morte e fuoco.
E fuga, vennero aperte le porte dell’Acquasola e di Carbonara, fuggì la plebe e fuggirono i nobili.
Il Doge fu costretto a riparare all’Albergo di Carbonara, ovvero l’Albergo dei Poveri, lì si trasferì anche il Governo della Repubblica e lì vennero condotte ceneri del Battista che si trovano nella Cattedrale di San Lorenzo.
La Francia ripropose le sue condizioni ma queste vennero nuovamente rigettate.
E le bombe continuarono a cadere.
E le bombe continuarono a cadere, la città era un incendio.
I genovesi ebbero la forza di difendere la Superba con grande coraggio, evitando che la gran parte dei soldati francesi sbarcasse dalle navi.
C’è un quadro che testimonia quei giorni, si trova in Santa Maria di Castello e raffigura la chiesa in fiamme a causa delle bombe lanciate dalla flotta francese.
E lì, in quella stanza, si trova una di queste bombe.
Ne caddero in totale 13300, il bombardamento ebbe fine il 28 Maggio in quanto i francesi avevano terminato le loro munizioni.
La storia triste e drammatica di questa vicenda ha un epilogo curioso e a suo modo divertente che vede protagonista il Doge Lercari.
La storia è fatta di trattati e di compromessi, a volte.
Era il mese di maggio 1685: il Doge con il suo seguito di nobili, si vide costretto a recarsi a Versailles a richiedere la clemenza del Re, che in cambio avrebbe fornito alla Repubblica i denari necessari per ricostruire gli edifici di Genova danneggiati dal bombardamento.
Fu accolto con grande sfarzo e grande sfoggio di ricchezza, attraversò le sale splendenti di Versailles e infine si trovò nel luccichio della Galleria degli Specchi.
Tutto si svolse secondo il protocollo nella splendida reggia del Re Sole.
E si narra che infine venne chiesto al Doge Lercari che cosa lo avesse maggiormente stupito di Versailles.
E lui, al cospetto del Re di Francia, pronunciò solo due parole in dialetto genovese:
– Mi chi!
E cioè, io qui.
Mentre l’intera corte si attendeva che magnificasse la grandezza e il fulgore di Versailles, il Serenissimo Doge lasciò tutti con un palmo di naso esprimendo così il suo amaro rammarico nel vedersi lì, davanti a Luigi XIV, colui che aveva ordinato l’aggressione della sua Genova.
Accadeva diversi anni fa, dopo che le bombe francesi erano cadute sulla Superba.
Bellissimo reportage storico! Mi pare d’aver letto da qualche parte che quella fu la prima volta al mondo che una città veniva bombardata dal mare…
Grazie Riccardo, complicato scrivere di questa vicenda ma davvero qui non poteva mancare.
Un abbraccio a te!
bellissimo il tuo racconto.
Non sempre riesco a leggerti, a volte ti leggo e passo veloce senza commentare, ma una volta per tutte sappi che sei bravissima!
Grazie Federica, sei veramente cara!
Ti mando un abbraccio!
Non conoscevo questa pagina di storia. Sei una miniera di informazioni! E quelle bombe sono davvero inquietanti…
Bacioni cara Miss e buona giornata
E’ vero, sono davvero grandi.
Grazie Viv, bacio a te.
Bravissima, ci illumini con i tuoi racconti…. così pian piano anche noi impariamo la storia di Genova…
Ciao, buona giornata…
Grazie Gabriella, mi fa piacere che tu abbia gradito la lettura!
Gente orgogliosa e combattiva i genovesi. La Resistenza al nemico ha origini antiche.
Proprio così, malgrado le difficoltà.
naturalmente conoscevo già la storia perché me l’hanno raccontata quando ho cominciato a frequentare Santa Maria di Castello ma sono aneddoti che fai bene a ricordare a tutti i tuoi amici . Genova è stata grande e ricca di storia e di denaro, ora forse un po’ meno !!!!
E’ una storia che qui non poteva mancare, grazie a te per avermi mostrato ciò che si trova a Santa Maria Castello.
Dobbiamo vederci presto, caro Gian!
Ah! Ah! E bravo il Doge! Conoscevo questa storia ma non così bene come l hai saputa raccontare tu. E poi dicono che noi liguri siamo introversi… acausa della nostra strategica posizione ne abbiamo visto di cotte e di crude!….e di francesi!Soprattutto! Un bacione Miss, bravissima.
Grazie Pigmy, il Doge è stato di poche parole ma piuttosto chiaro, direi!
Direi anch’io 🙂
me è stato il bombardamento che ha anche danneggiato la Lanterna?
Sì, proprio quello!
Cara Miss, in merito al bombardamento di Genova ricordo una storia curiosa.
Il 18 maggio 1684 la flotta francese si presentò davanti a Genova, la serata portava nei genovesi una grande preoccupazione, e il Conte Filippo Spinola,
data l’età avanzata si preparava al riposo notturno.
Verso le ore 21 circa l’armata francese cominciò il bombardamento, la prima bomba cascò nella casa dei signori Garbarini, posta nelle vicinanze della
Chiesa di San Matteo, la casa era abitata dal Conte Filippo Spinola, la camera prese fuoco, a capo del letto aveva il quadro con il ritratto del R.Padre Carlo Spinola della Compagnia di Gesù, cugino del Conte Massimiliano suo padre, lui aveva verso questo quadro una specie di venerazione, anche per il fatto che Padre Carlo morì a causa della fede in Giappone nell’anno 1620.
Vicino a questo quadro ve ne era un’altro con l’immagine di Nostra Signora con S.Pietro martire e San Geronimo, la sua persona e i quadri non subirono
danni, e riuscì persino a portare via tutto l’arredamento, quadri, argenteria, e persino le preziose tappezzerie delle fiandre con “la favola di Ulisse, in tutto
otto pezzi”, trasportò il tutto nella nuova casa di Luccoli, dove trascorse gli ultimi quattro anni di vita. Pensando che la sua salvezza fosse dovuta all’intercessione di questo prete, per questo motivo impose alla sua famiglia che i due quadri non si vendano mai e per devozione si conservino nella sua casa, e chiese persino alla famiglia Spinola di Luccoli che faccessero il possibile a che il Padre Carlo fosse dichiarato Martire.
Morì nei primi mesi del 1688 e, secondo la sua volontà, fu sepolto nella chiesa di Santa Caterina, nella sua cappella dell’Assunta, insieme alla moglie
Contessa Livia, la chiesa non esiste piu, era nella omonima salita.
Eugenio
Eugenio!
Ma che storia meravigiosa, solo tu puoi scrivermi un commento così!
Il Conte con il suo quadro sotto le bombe, questo aneddoto è una vera chicca.
Grazie Eugenio, con le tue parole arricchisci sempre i miei articoli di dettagli memorabili interessanti per tutti noi.
Un abbraccio grande e a prestissimo!
Mamma mia… quanta storia dietro di noi. E che giorni tremendi per i tuoi antichi compaesani!
Complimenti, perché sai scegliere sempre gli aneddoti “giusti”, le pagine migliori, le vicende che piace leggere con il fiato sospeso…
Grazie Tiptoe, la storia è sempre il libro più bello e appassionante, anche nelle sue pagine più drammatiche.
ma sei sicura che le bombe furono 13300?
🙂
Sicurissima! Come vedi c’è anche scritto sopra!
Abbracci a te!
eh…mi ricordo che in quella famosa intervista c’era stato un dubbio sulle bombe…
Ehm…esatto!
Però guarda la fotografia!
uh! Ma io mi fido!
Grazie, sei un amico 😉
Sono un po’ stanca non posso pensare troppo mi limito a due complimenti uno a te cara Miss e uno al sig. Eugenio che ha arricchito la tua storia con un altro interessante aneddoto storico. Siete veramente colti, e’ un piacere seguirvi nei vostri racconti di Genova antica e no, ci date l’ opportunità di confrontare il nuovo e l’ antico. Grazie e.. grazie ancora
Eugenio narra sempre aneddoti speciali, meraviglioso lui!
Un abbraccio a te e grazie delle tue parole, sei sempre gentile.
Pingback: 9 Febbraio 1941, colpita la Cattedrale di San Lorenzo | Dear Miss Fletcher
grazie, non conoscevo la storia del bombardamento, ma ancora una volta i genovesi hanno dimostrato il loro estremo desiderio di libertà e di non asservirsi nemmeno ad un re. magnificata poi nella frase del doge….grazie per tutte le informazioni che ci dai viva genova
Grazie Franca, mi fa molto piacere sapere che lo hai trovato interessante.
Buon pomeriggio a te!
Miss, storia molto ben raccontata.
Re Sole avrà avuto… la Luna, ma il “mi chi!” del doge è fantastico…
Vero? Una frase a dir poco epica! Grazie Sergio, sei sempre gentile!
Avevo letto su un libro che mi aveva regalato mio fratello, che il doge giunto a Versailles era stato fatto attendere in un’anticamera fredda e disadorna e gli venivano attribuiti pensieri del genere magari in genovese:” ma pensa un po’ se io che vivo in uno sfarzoso palazzo pieno di marmi ,tappeti quadri ed arazzi devo rimanere in attesa in un posto così squallido etc.etc. ” A riprova del fatto che i palazzi di Genova non avevano nulla da invidiare a Versailles .viva Zena viva S.Giorgio!
Veramente, lo immagino attonito il nostro Doge, l’aneddoto rende bene l’idea.
Grazie Nica, buona giornata.
La vostra storia è piena di gente coraggiosa! A me non interessava la storia prima di conoscervi e adesso leggo sulla vostra con tutta la passione… come si fa a non amare Genova!!
Grazie Amaia, mi scrivi una cosa che mi fa tanto piacere!
Buona serata a te.