Oggi si festeggiano i Santi, così ho deciso di portarvi in una piazzetta dedicata ad uno di loro.
A dire il vero la piazzetta è ormai una sorta di parcheggio, nel quartiere di Portoria, in quella parte della città che ha subito diversi mutamenti nel secolo scorso.
E c’è una chiesina, piccola e raccolta, chiesa e piazza portano il nome di San Camillo, l’edificio religioso è quasi nascosto, tra i palazzi moderni di Piccapietra.
Ma chi era San Camillo?
Al di là del credo religioso di ognuno, le vite dei Santi sono vite di uomini e di grandi passioni, di avventure e di cambiamenti di rotta.
E molti Santi hanno un passato di grandi peccatori, così fu per Camillo De Lellis, nato nel 1550 a Bucchianico.
Nato sotto una cattiva stella, il suo futuro era adombrato da un oscuro presagio.
Si narra infatti che sua madre, prima di darlo alla luce, avesse fatto uno strano sogno: aveva veduto il suo bimbo con una croce rossa sul petto, nella mano stringeva uno stendardo anch’esso riportante una croce.
Un ragazzino turbolento, inquieto, arrogante e attaccabrighe e così sarà anche nella prima giovinezza, Camillo ama il gioco d’azzardo, i dadi e le carte sono il suo vizio.
E diverrà soldato di ventura, il suo pare un destino segnato, Camillo è un portatore di morte.
E la sua insana mania del gioco gli fa perdere tutti i suoi denari, tanto che si ritroverà a chiedere l’elemosina ai frati Cappuccini di Manfredonia.
E poi la fede ha i suoi misteriosi percorsi, la vita porta Camillo a contatto con i religiosi e una malattia al piede lo conduce all’Ospedale degli Incurabili di Roma.
E sarà qui che il giovane manifesterà la sua vocazione: si dedicherà a Dio e alla cura dei malati.
Fonda un ordine, i Ministri degli Infermi, uomini che si spenderanno senza riserve al capezzale di chi soffre.
E la notizia delle buone opere di Camillo giunge persino a Papa Sisto IV che desidera incontrarlo, in quell’occasione Camillo avanza una precisa richiesta: chiede che il suo ordine sia contraddistinto da un saio con una croce rossa, la croce dovrà essere cucita anche sul mantello.
Il sogno di una madre ritenuto presagio di sventura è invece il simbolo di una redenzione.
Instancabile Camillo, i suoi confratelli giungeranno in altre città, le sue comunità saranno a Milano e a Napoli, a Bologna e a Mantova, saranno anche qui a Genova, per volontà dello stesso Camillo.
La chiesa fu eretta a metà del ‘600, dapprima sui terreni dell’antico Oratorio della Crocetta dal quale deriva il suo primo nome, chiesa di Santa Croce.
Venne costruita grazie alla generosità di certi nobili genovesi, grati ai religiosi che tanto si erano spesi nell’assistere i malati di peste al vicino Ospedale di Pammatone durante l’epidemia del 1657.
E allora varchiamo questo portone insieme, tutto parla di San Camillo e della sua fede.
E sul portale della chiesa c’è una croce rossa, lo stemma dell’ordine è sorretto da putti paffuti.
Una piccola chiesa colma di opere d’arte, ci sono quadri di Domenico Piola e Valerio Castello.
E sopra di voi vedrete affreschi dai toni delicati, opera di Gregorio e di Lorenzo De Ferrari.
A volte, in luoghi come questo, una luce che brilla narra di pensieri raccolti, di sussurri e di preghiere.
L’altare riluce di oro nelle sue ricche decorazioni.
Una chiesa che si trova in un quartiere dove si è fatta la storia.
A Portoria, nel lontano 1746, si accese la rivolta del Balilla contro gli Austriaci e proprio in quell’anno venne fatto Santo Camillo De Lellis.
Ed è in questa chiesa che fu celebrata una messa di ringraziamento, qui venne esposta la bandiera nemica, su quella bandiera venne dipinta proprio l’effige di San Camillo.
Un mondo a parte, in un quartiere che ha mutato completamente identità.
C’è un quadro che ritrae il Santo in preghiera davanti a Dio.
E se osservate i dettagli vedrete ancora la sua croce rossa, sul saio e sul mantello, la vedrete sorretta da due piccoli angeli.
La croce rossa di San Camillo è in ogni angolo della sua chiesa.
E’ nei marmi e nello stemma dell’ordine.
E c’è una nicchia con una statuetta, tutto parla di San Camillo e della sue opere buone, di ciò che fece per i sofferenti.
Lui, che aveva il brutto vizio del gioco e che perdeva i suoi soldi giocando a dadi.
Tutto parla di San Camillo nella sua piccola chiesa.
Qui, dove tutto è cambiato.
Qui, dove un tempo c’era un’altra Genova, nel cuore di Portoria.
Non a caso anche a Milano c’è una clinica intitolata a San Camillo…
Molto belli gli affreschi sulla volta! Per il resto mi sembra sia un po’ soffocata da stucchi e dorature ma è un gusto personale che non ha nulla a che vedere col tuo bel post 🙂 un bacione e buona giornata soleggiata!
E’ lo stile di quell’epoca, nel contesto però risulta un luogo ricco di armonia.
E che bella persona lui, tanto.
Un bacione Viv, passa una bella giornata!
In via Chiodo, a Genova, vi è una “casa di riposo” ora usata anche come presidio per la riabilitazione fisica titolata “San Camillo” .
Giusto, hai fatto bene a ricordarlo.
Benvenuto qui e buona giornata a te!
oggi sono triste ho ricevuto una brutta notizia spero non diventi dolorosissima,mi ha sollevato la chiesa di San Camillo dedito fino alla santità ai malati e alle sofferenze .E una chiesa molto bella anche se piccola ,raccolta .luminosa oserei gioiosa, infonde speranza alimenta la fede. ma sei tu Miss, che apprezzo che ci regali ,il giornodel nostro ,cioè di tutti noi,compleanno ,quest gioiello indicatissimo alla circostanza .Sei sensibile e attenta ciò che fai e’ soprattutto per gli altri .Grazie riesci a parlare almiocuore.
Gabriella, mi dispiace tanto per la tua tristezza, spero che tutto si risolva per il meglio.
Ti ringrazio delle tue belle parole, sei sempre generosa.
Un abbraccio grande a te!
Ci sono entrato una sola volta, e ricordo che mi colpì molto per le sue pitture, sopratutto il trionfo della Croce di Gregorio De Ferrari, bravissimo pittore originario di Porto Maurizio nato nel 1644.
Il padre lo portò a vedere come dipingeva Domenico Fiasella, e chiese allo stesso se lo avesse preso come discepolo, dopo la risposta positiva si dedicò esclusivamente alla pittura, sposò Margherita Piola figlia del grande Domenico.
Ricordo di aver letto da qualche parte, che in quella Chiesa fù sepolto il Balilla, ne parlai anche con uno dei preti della Chiesa, che mi raccontò una storia strana sulla tomba, pare non esista più a causa di modifiche fatte in anni passati nella parte sotterranea della Chiesa.
Un po come è successo con la tomba di Lorenzo Garaventa, sparita dalla Chiesa di S.Stefano.
Eugenio
Ma sai che ora che me ne parli mi viene in mente di aver letto da qualche parte la storia della tomba di Balilla?
Che dispiacere che non ci sia più la sua tomba, sarebbe un prezioso ricordo del suo coraggio.
Un abbraccio grande a te!
che brutti i grattacieli sullo sfondo anche qui in nome dei soldi si e distrutto tutto come in via della marina che tristezza
Hai ragione, è proprio un grande dispiacere aver preso questa parte della vecchia Genova.
Bella questa storia sulla vita di San Camillo e bellissima anche la chiesa ma, non sembra così piccola, sembra grande dalle foto. E allora, buona festa dei Santi Miss! Un bacione.
Non è tanto grande, davvero!
Un bacione a te Pigmy e grazie!
mi piacciono molto queste «scoperte» di Miss
Grazie Diego, ne sono felice!
Un abbraccio!
Ah! Quindi pure San Camillo…uhm, buono a sapersi
Eh…anche i Santi isono stati peccatori! Bella storia, vero?
sì, però ora comincio a peccare anche io
Haha! Hai ragione 🙂
Il tempo passa e in esso vivono gli uomini che fanno le storie e la storia di cemento
che producono un pieno barocco ed opere intense e bellissime e poi c’e il nostro tempo che produce disarmonia e bruttezza come quella della foto con la scatola di cemento
interessante post un sorriso
Con lo smart si e spostato il “di cemento” della prima frase che va cancellato
Hai ragione Miriam, oggi riusciamo di rado a generare bellezza!
un abbraccio grandissimo a te, cara.
E così adesso ho capito perchè uno degli ospedali romani più grandi sia intitolato a San Camillo. Ah beata ignoranza, la mia!
Ma è davvero stridente il contrasto nella prima foto, con la chiesetta che si staglia contro grattacieli dai vetri a specchio!
Un abbraccio Susanna
Eh sì, San Camillo operò soprattutto nella tua Roma, splendida persona davvero.
Concordo sui grattacieli, non piacciono neppure a me, sebbene questo quartiere sia poi elegante e gradevole.
Un abbraccio!
Miss, guardando la seconda foto, mi sono subito venuti in mente due proverbi: “nella botte piccola c’è il buon vino” e “grande, grosso e abelinou”…
Eh, come darti torto! La foto rende l’idea, caro Sergio.
pure ad Imperia Oneglia, c’è una chiesa dedicata a San Camillo, 100 metri da casa mia . nel primo dopoguerra, l’ho frequentata per alcuni anni e facevo pure il chierichetto.
Bella figura quella di San Camillo, la sua storia mi ha colpita.
Grazie, buona serata.