Corri Remy, corri!
Non puoi arrivare tardi, un’occasione simile non capiterà mai più.
E Remy corre, ogni suo passo sugli scuri gradini di ardesia è un tonfo ed un rimbombo, persino la signora Rosa apre la porta per vedere cosa stia succedendo.
– Remy, sei tu? Vai piano, non farti male!
E invece lui corre, corre a perdifiato, con il cuore in gola, ansima persino, deve fare in fretta, deve arrivare in Piazza Ponticello.
E così si fa largo tra la gente, qui lo conoscono tutti e Remy corre, corre, quanto è lunga Via Ravecca!
E poi giù ancora, per Vico Dritto di Ponticello e infine là, nella piazza dove c’è la fontana.
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri
Molti anni dopo qui cambierà tutto, quest’area verrà stravolta, in questa zona sorgerà Piazza Dante e verranno costruiti moderni edifici, molti dei vicoli circostanti resteranno un appannato e confuso ricordo, la fontana seicentesca troverà una nuova collocazione e verrà spostata in Campetto.
Adesso, ai tempi di Remy, la fontana si trova in Piazza Ponticello.
Lo vedete il nostro piccolo eroe?
Guizza come una saetta con la sua magliettina a righe e il berretto calcato sulla testa, Remy porta da sempre gli abiti di suo fratello maggiore.
Quanta gente c’è in Ponticello?
Sono tutti curiosi di vedere cosa accadrà, mica è una faccenda di tutti i giorni trovare il fotografo da queste parti!
Assiepati uno sull’altro, c’è chi regge il secchio, chi stringe un ingombrante fagotto, una mamma tiene in braccio il suo piccino.
E la vedete la ragazzina con l’abito chiaro sulla sinistra? Che espressione spaventata e intimorita, non so mica se sia tanto contenta di essere qui!
Ai piedi della fontana una botte e un mastello di legno, Remy ci starebbe dentro a meraviglia!
Tutti fermi, in posa.
A dire il vero nessuno sa bene in che modo offrirsi allo scatto del fotografo, si sta come capita.
E c’è uno che si morde il labbro, un altro abbozza un sorriso, poi quando hai la luce in faccia ti viene da strizzare gli occhi oppure fai una smorfia e intanto la mamma sarà contenta comunque, già lo sai.
E dietro alle persiane accostate c’è sicuramente qualcuno che guarda sotto.
E i muri sono coperti di manifesti pubblicitari, li vedete?
Sulla sinistra ce n’è uno che riguarda una gita in quel di Livorno, chissà quanti parteciperanno, sarebbe interessante seguire questa bella compagnia!
Adesso siamo qui, in Piazza Ponticello, tra i bambini dei caruggi di Genova.
Il loro destino è ancora tutto da scrivere, è una pagina bianca sulla quale i sogni devono ancora prendere corpo.
Chi sono questi bambini? Che ne sarà di loro?
C’è tempo per diventare grandi anche se in certe epoche l’infanzia a volte termina bruscamente, una guerra è alle porte e il destino sa tirare dei colpi bassi.
Bambini, tantissimi.
Espessioni incerte, esitanti, sorprese e sospese nel tempo.
Rappresentano il futuro, alle loro spalle c’è anche un uomo, ma tra tutti loro quasi non si nota.
Bambini dalle scarpe vissute, a vederle così sembrano consunte ed anche impolverate.
Tutti pronti per fare la fotografia, i più piccoli devono stare davanti, è così da sempre.
E in prima fila eccolo il nostro Remy, magliettina a righe e berrettino in testa, ce l’ha fatta ad arrivare in tempo!
Lui è uno di quelli che se la cavano sempre, se ne va a zonzo tutto il pomeriggio e in casa sua neanche si preoccupano, Remy è uno che sa il fatto suo, è un tipetto furbo e intelligente, guardate che faccia vispa e vivace!
Ringrazio l’amico Stefano Finauri, naturalmente è sua la cartolina che avete veduto nei dettagli.
Ho giocato con la fantasia, di questo piccino non so davvero nulla ma spero che lui abbia trovato la sua strada nel mondo e che sia stata agevole e ricca di gioia.
Remy era il diminutivo di mio nonno Erminio, ho voluto attribuirlo a questo bimbetto genovese che tra tanti ha catturato la mia attenzione.
Era insieme ad altri, un giorno di tanto tempo fa, in Piazza Ponticello.
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri (1900-1905)
Sarebbe bellissimo se qualche lettore riconoscesse un antenato di cui conserva qualche immagine sbiadita… Pensa che emozione poter dare un nome a quei visetti?! Sempre belle le tue rivisitazioni delle cartoline di Stefano Finauri 🙂
Ci penso sempre anch’io a questa fortunata casualità, magari si verificasse, sarebbe bello se qualcuno svelasse storie e vicende vissute, sarebbe emozionante conoscere il vero nome del bimbetto con la maglietta a righe.
Grazie Viv, bacioni.
Belle. 🙂
Eh, queste cartoline sono a dir poco preziose, mio caro!
Brava come sempre nel favoleggiare su una cartolina di tanto tempo fa! Remy non si chiamava così, ma era certamente come lo descrivi tu! Miss riesci ogni volta a strappare all’ oblio persone scomparse per sempre e a farcele amare e ricordare.
Anche io credo che fosse proprio così, ha una faccia così furbetta questo bimbo 🙂 !
Grazie Anna, un abbraccio da Zena!
B ellissimo post e tu davvero brava nel far rivivere il piccolo Remy (secondo me si chiamava proprio così)…..Ciao Miss!
Ma pensa, magari davvero si chiamava così la piccola peste!
Ciao a te Orietta, grazie.
Magnifico sogno sulle ali della fantasia!!! Grande Miss! ❤
Grazie amica, un abbraccio grande a te.
Quanto mi piacciono queste tue foto e come sai coglierne i particolari, le emozioni nei visi…
Non smetterei mai di guardarle cara! Grazie delle tue belle parole.
Penso che ci vorrebbe una Sabina per ogni città. Sì, lo penso.
Ecco, una legge un commento così e non può che essere felice. Grazie di cuore caro Simone.
se non ricordo male la fontana ha fatto un breve passaggio nel cortile minore di palazzo ducale, era installata su una vasca … per fortuna non è andata ‘smarrita’ le fontane genovesi sono abili viaggiatrici … brava miss 🙂
Grazie Pier, benvenuto qui! Felice che ti sia piaciuto questo mio volo di fantasia, amo tantissimo le immagini antiche, ora bisogna solo trovare il vero nome di Remy e di tutti gli altri, facile eh?
Buon pomeriggio a te!
Non conoscevo la storia della fontana, grazie per averla condivisa!
Grazie a te Daniele, benvenuto! Felice che ti sia piaciuto questo post!
Ha ragione Simone,ma noi Zeneisi vogliamo l’esclusiva.unica non rara la nostra Miss! Io come tanti altri nati subito dopo la guerra sono stato un Remy! Ma tu ci hai descritto in maniera perfetta quelli che in genovese ci chiamavano “bindoli” e ci dicevano i vecchi sulle porte “Bindoli onde annee a bindolaa ancheu” quando ci vedevano prendere il via dal ns “brighetto”!!! Cmq rimane una realtà bellissima se ti danno una foto,un cartolina animata dal suo contenuto umano riesci ad estrapolare delle storie e situazioni bellissime che la rendono viva come un film!!! Ciao un caro saluto!!!:)
Pino, che parole meravigliose mi hai scritto, come sempre del resto, non so come ringraziarti, tu riesci sempre a commuovermi. E la tua maniera di raccontare quei bimbi…che bellezza! E poi anche tu eri un Remy 🙂 !
Grazie carissimo, ti mando un abbraccio immenso.
Bella storia nascosta in fondo a una vecchia cartolina, che hai saputo scorgere e far emergere per noi…
Grazie, Miss 🙂
Amo moltissimo queste cartolina, ogni volta vorrei poter conoscere le storie di ognuno!
Ciao cara, grazie e buon pomeriggio a te.
Anche a te Rosa!
Con questo tenero racconto d’altri tempi salutiamo l’anno e…mi raccomando Miss Fletcher, continua a regalarci perle per tutto il prossimo, eh?!
Un abbraccio e tanti auguri di Buon Anno Nuovo a te ed ai tuoi cari
Susanna
Amica Susa, grazie tesoro, un bacio grandissmo e tanto cari auguri!
Miss, se quella è Piazza di Ponticello, allora, sulla destra, se l’ultima foto continuasse, dovrebbe esserci la bella bottega di macellaio del post dell’11 aprile e quindi, nella numerosa combriccola in posa, di oggi, potrebbero esserci insieme al bello e vispo Remy, pure Checchin, Berto, Vincenzo e Pietro, no?… e poi, se ho ben capito, è tuo nonno Erminio che quando scriveva a tuo padre, si firmava “babbino”…
Esatto, Sergio, è proprio lui che si firmava babbino! Sì, questa è la stessa piazza della bottega e davvero potrebbe esserci uno di loro, ti dirò che paragonando le immagini trovo anche delle somiglianze… sarà una suggestione?
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