Villetta Di Negro, luogo di giochi spensierati dei più piccini: lo è stata per noi, lo è stata anche per tanti bambini che sono nati molti anni prima di noi.
Sotto ai verdi alberi, davanti a Piazza Corvetto.
La libertà di giocare, scoprire, cadere e rialzarsi, semplicemente la gioia di vivere dell’infanzia.
E siamo in molti ad avere teneri ricordi di questo luogo, della sua cascata scrosciante e della magia di questo parco incantevole.
Corri, corri e attraversa il ponticello.
E salta la corda, insegui la palla, ridi che ti vengono le fossette e poi ti sorridono anche gli occhi.
E quanti piedini hanno calcato i viali della nostra bella Villetta?
Tanti, anche questi.
Scarpette con il passante, calzettoni al ginocchio e tutta la vita davanti.
Ritratto di famiglia a Villetta di Negro.
Espressioni serie e compunte, un bimbetto vestito alla marinaretta, la sua sorellina ha invece un soprabitino candido e un grande fiocco chiaro sulla testa.
Un istante, un pomeriggio da ricordare.
E poi verranno altri anni, forse più difficili, resteranno le memorie.
Ti ricordi?
Andavamo sempre a Villetta Di Negro.
Ti ricordi?
A fissare questo momento fu un fotografo dal nome altisonante e quando ho comprato queste fotografie ho fatto una bella scoperta.
Alfonso Bonadiman doveva avere il senso degli affari e infatti aveva uno studio proprio a Villetta Di Negro, lo si legge sulle sue fotografie che sono rifinite con una sorta di cornicetta e con una scritta in puro stile Liberty.
Molte notizie più dettagliate si trovano in Vivere d’Immagini, il magnifico libro di Elisabetta Papone e Sergio Rebora, su quelle pagine ho letto che lo studio di questo fotografo rimase irrimediabilmente danneggiato durante la II Guerra Mondiale.
Per lungo tempo, tuttavia, il fotografo immortalò i molti visitatori della Villetta.
Il tempo non puoi fermarlo, non puoi trattenerlo tra le mani.
Resta un’immagine, un momento della tua vita e ti rivedi come eri e magari eri una bimbetta coi capelli chiari, seduta sul passeggino accanto al fratello maggiore.
E ti ricordi?
Il cerchio, ti ricordi quanto ci abbiamo giocato?
Là, nella nostra amata e cara Villetta Di Negro.
Ritratto di famiglia e di momenti felici, su una panchina all’ombra degli alberi.
E ti ricordi?
Eravamo piccoli, quando siamo diventati grandi abbiamo comunque conservato lo stesso sguardo, la stessa espressione.
Noi, siamo rimasti noi.
Ti ricordi?
Eravamo noi, noi tre.
In un tempo in cui non esisteva il cellulare per immortalare anche gli istanti più insignificanti, quelli che davvero contavano avevano bisogno di un fotografo che fosse pronto a cogliere le espressioni di questi bambini e delle loro famiglie che si godevano la giornata nel verde. Non stupisce che avesse un laboratorio proprio lì. Bellissime istantanee! Buon sabato cara😘
Davvero, era una fortunata e bella occasione per farsi ritrarre, queste foto sono dolcissime.
E tra l’altro ho scoperto le vicende di questo fotografo solo di recente, non si finisce mai di stupirsi.
Un bacione Viv, buon sabato.
quando Miss Fletcher commenta le foto d’antan, i ritratti prendono vita…
Grazie Sergio, sei sempre gentile, queste foto fanno davvero sognare.
Buon sabato a te!
Ho una foto di mio suocero bambino con la sua famiglia scattata dallo stesso fotografo!
Meraviglia, sono proprio belle le foto di questo fotografo.
come ti dicevo tempo addietro è molto che non entro in questa Villa, leggere i ricordi e le emozioni legate a questo luogo ce la fa apprezzare ancora di più.
Chissà all’epoca come venivano visti i fotografi, di certo non era cosa comune come ora farsi fotografare, probabilmente c’era anche molta preparazione prima di ogni singolo scatto.
Buona domenica (:-))
Sicuramente, allora era una faccenda complicata.
Grazie Max, buona serata a te.
E scopro un luogo caro all’infanzia genovese, di oggi, di ieri e…dell’altro ieri!
Sempre amabili i tuoi racconti storici
Un abbraccio Susanna
Caro a tantissimi bambini di Zena, Susanna, hai raione!
Che belli! E sì, siamo noi, siamo sempre noi, un po’ prima, un po’ dopo, alla Villetta Di Negro
Eh sì, siamo proprio noi! Grazie Paola.