Era la primavera del ’43.
Così si legge sul retro di due fotografie e altro non riesco a scorgere, sono state incollate su un album e poi rimosse, un cartoncino marrone è rimasto sopra ad altre scritte, probabilmente sotto sono indicati anche un nome e un luogo.
Ma era la primavera del ’43 e questo fa tutta la differenza.
Non riconosco un panorama o un piccolo dettaglio che possa farmi pensare che le fotografie siano state scattate in un luogo a me caro, anzi a dire il vero penso proprio che provengano da un’altra regione.
E tuttavia, come dicevo, era la primavera del ’43.
E lei ha questo sorriso che ha catturato il mio sguardo.
Era tempo di soldati, lutti, guerra, distruzioni, razionamenti, incertezze, paure, rifugi, notti buie, pianti e perdite.
E lei sorride, così.
Con la speranza nel cuore, forse.
E questo è ciò che ho pensato osservando questa fanciulla così graziosa.
Ha i ricci vaporosi, la giacca a quadretti, una camicia chiusa fino in cima, la gonna al ginocchio con le pieghe sul davanti, le scarpe con la zeppa.
E porta un soprabito chiaro buttato sulle spalle perché non fa poi così caldo in questa primavera del ’43, anzi forse a volte la bella stagione sembra lontanissima e puoi persino pensare che mai più ti soffermerai ad ammirare un tramonto o a ridere senza trattenerti, in tempi così difficili tutto può sembrare irraggiungibile.
E lei sorride, forse proprio per questo, perché il futuro sarà migliore e allora si cerca di attenderlo come meglio si può, diciamo così.
Altrimenti come fai a essere una ragazza nella primavera del ’43?
E allora sorridi, con tutta la gioia che puoi, perché la giovinezza e la vita hanno bisogno di speranze e di fiducia.
Dietro ci sono dolci colline, in quella primavera del ’43.
E c’è un muretto al quale appoggiarsi, tenendo stretta la tracolla.
Pensando che forse il tuo domani potrà ancora essere luminoso e felice, domani arriverà e allora tutti quei sogni che non hai mai svelato a nessuno diventeranno realtà.
Anche se, ve lo ricordo ancora, è quel tempo là.
Guerra, nemici, trincee, lettere dal fronte, fragori, silenzi improvvisi.
E lontano, dove non sai, il tuo futuro.
Anche se non lo vedi, da qualche parte c’è e ti attende.
E allora sei lì, davanti a quel muretto, qualcuno ti scatta una fotografia e tu sorridi ed è la primavera del ’43.
che bel sorriso, Miss… dopo l’accaduto, ci voleva proprio un sorriso, chiamiamolo, di speranza…
Sì, è proprio in sorriso pieno di speranza, caro Sergio.
Questa foto fa bene al cuore
Cara Eliana, è proprio così, ho acquistato queste foto proprio per il loro senso di bellezza e armonia, in un periodo così tragico questa ragazza aveva quel sorriso così bello e sincero. Un abbraccio cara Eliana.
Favolose queste foto… la vita è fatta di attimi e la gioia fa capolino anche in tempi di guerra. Baci cara, proprio belle tutte e due!
Sì, nei tempi duri accade anche questo.
Un bacio grande Viv, grazie.
Occhi che brillano. Chi la stava fotografando aveva tutta la sua attenzione e forse anche qualcosa di più.
Un caro saluto
Hai ragione, ha proprio gli occhi che brillano.
Grazie Giusy, un caro saluto a te!
Quando crollano le certezze, e’ la speranza ad iniettare la fiducia in altre modalità di esistenza … la frattura repentina e inaspettata del presente con il passato, diventa funzionale a nuove idee, nuove soluzioni che con la gradualità dei passaggi non avrebbero mai potuto essere concepiti…. Grazie Miss per aver fatto attraversare la storia sino a noi anche da questo sorriso …
Grazie a te cara, di cuore.
Cara Miss, mi allineo, un sorriso di speranza e di ottimismo. Speriamo
Sì, è così importante la speranza e ha quel sorriso lì per me.
l’anno prima nasceva mia madre, pensa un po’. Che bella questa ragazza, a parte l’abbigliamento sembra una ragazza dei giorni nostri, con questo sorriso ricco di aspettative e voglia “si direbbe oggi” di condividere ogni attimo 😉
Sì, bella, solare e ottimista. Grazie Max, un caro saluto a te.