Il lato oscuro del passato a volte è nelle storie che evocano visi e vicende ormai perdute.
Storie di superstizioni e sortilegi, tremori e paure, voci del popolo che non sarebbero mai giunte sino a noi se non fossero incappate nella giustizia ecclesiastica.
E streghe, negromanti e tribunali con giudici severi ed implacabili.
Era l’estate del 1588, davanti all’inquisizione finirono due donne di Quinto, Pomelina e Geronima, bastano solo i loro nomi ad evocare un tempo antico e lontano.
Certi uomini dicevano che quelle due erano streghe, erano state mosse accuse gravi e precise.
E così a testimoniare fu chiamata Bianca Rivarola, lei disse che Pomelina e Geronima erano due brave persone, non erano fattucchiere, piuttosto gli accusatori erano nemici delle due e quello era il modo perfetto per liberarsi di loro.
Il fatto venne confermato da un altro testimone che riferì che in passato c’erano stati degli screzi tra le persone coinvolte, il parroco stesso parlò in favore di Pomelina e Geronima, disse che loro frequentavano la chiesa e certo non erano temibili streghe.
Le due donne riebbero così la loro libertà e tornarono a vivere davanti al loro mare.
E ancora, bisogna andare all’anno 1631 per incontrare lei, Maria Morando di Sant’Olcese.
La Maria, diceva il parroco, faceva gli incantesimi, la Maria curava i bambini malati in chissà che modo.
E fu così che il vicario generale la mandò a chiamare chiedendole conto delle sue azioni.
E lei disse che no, incanti non ne aveva mai fatti, lei era una levatrice, con quel mestiere tirava a campare.
E le fecero molte domande, alla fine la lasciarono andare dietro il pagamento di una multa di 100 scudi.
E anni, anni dopo, nel 1654, a Genova venne convocata una donna originaria di Ruta, era stato l’arciprete di Camogli a denunciarla.
E pure di lei si diceva che fosse una strega, pare che conducesse una vita di dissolutezze, si diceva che attirasse nelle spire della perdizione le ragazze della valle.
Venne ammonita, le si disse che se avesse continuato su quella strada sarebbe stata condannata a pagare una multa di 50 scudi e le sarebbe stata comminata la scomunica, i documenti disponibili non dicono altro su di lei.
E invece prese il mare Nicola Castagnino, correva l’anno 1662.
Lui era un prete e le competenti autorità ecclesiastiche lo avevano condannato al bando in Corsica, a Bonifacio.
Già, dovete sapere che il Castagnino l’aveva combinata grossa, aveva rinchiuso e sottoposto a torture una certa Marietta.
Per legittima difesa, disse lui: la Marietta gli aveva fatto del male con i suoi incantesimi.
E tuttavia non fu creduto e quelli del tribunale lo spedirono lontano da Genova, sull’isola del suo destino.
Le storie di queste persone sono state portate alla luce da Don Paolo Fontana, responsabile dell’archivio della Diocesi di Genova, queste vicende sono pubblicate in un suo articolo sulla rivista Ricerche Teologiche 2(2009).
Don Paolo è un caro amico ed è uno scopritore di storie eccezionali, insieme a queste ve ne sono molte altre, ancor più complesse, intricate, romanzesche, avventurose e vere, per quanto incredibile possa sembrare.
E’ la vita di altri secoli che riemerge da certi faldoni polverosi.
E quel passato restituisce anche il volto di Antonio Savignone, vissuto nella seconda metà del ‘500.
Lo vedete?
La gente gli passa davanti, alcuni forse lo guardano con disprezzo, altri invece sono dispiaciuti di trovarlo lì, a lui si rivolgevano per conoscere il futuro.
Antonio è finito davanti al Tribunale Ecclesiastico e ora deve scontare la sua pena.
Lui che esercitava l’arte divinatoria è stato condannato alla flagellazione e alla berlina, era previsto che rimanesse esposto con una sfera in una mano e una brocca nell’altra.
La pena gli è stata alleviata, ha scampato la flagellazione.
E così adesso si trova lì, in Piazza San Lorenzo, davanti alla Cattedrale, deve stare in ginocchio con la brocca in mano dall’inizio alla fine della messa maggiore, dovrà anche scontare sette venerdì di digiuno a pane e acqua.
E quando passate in San Lorenzo, soffermatevi a guardare con gli occhi che sanno vedere anche in altre dimensioni, osservate con gli occhi dell’immaginazione.
C’è un uomo in ginocchio con una brocca in mano.
In una delle piazze più importanti della Superba, nella Genova di un altro tempo.