Nel mio girovagare per Staglieno mi accade di incontrare quella città che noi non abbiamo conosciuto, alcuni di coloro che la vissero sono effigiati nei marmi scolpiti da valenti scultori: sono abili commercianti e giovani vedove, stimati chirurghi e avvocati, di nobili e borghesi in molti casi è rimasta una traccia preziosa.
A volte cerco di scoprire le storie di alcuni di loro, a volte invece alcune vite si svelano in maniera imprevedibile e allora provo a comprenderle e a ricordarle, in qualche modo.
Tempo fa, forse ve ne rammenterete, vi mostrai in questo post un magnifico monumento eretto in memoria dei coniugi Giuseppe Chiappella e Virginia De Katt, la statua è opera di Domenico Carli.

Un giorno mi trovavo a camminare lungo il Porticato Inferiore e del tutto casualmente il mio sguardo ha trovato ancora quel cognome: De Katt.
Una, due, tre e ancora altre volte, sono diversi i cippi sotto ai quali riposano i membri di questa nobile famiglia e oggi proverò a ricordare alcuni di loro, alla mia maniera.
E inizio da una figura di rilievo, il padre di Virginia: Cristoforo De Katt fu Direttore Amministrativo e Rettore dell’Albergo dei Poveri.
Amministratore integerrimo, così si legge sotto alla sua effige.

Accanto a lui una figura che con grazia regge uno scudo sul quale è scolpita una parola latina che sottolinea la rettitudine morale del defunto e la sua ineccepibile onestà.

Il suo nobile titolo e le sue ricchezze non furono sufficienti a preservare questo padre di famiglia da una di quelle malattie che nel passato falcidiarono intere generazioni, Cristoforo De Katt morì di colera nel 1874.

E così è ricordato, questa è la memoria di lui.

Cristoforo De Katt ebbe 5 figli, 2 maschi e 3 femmine.
Come ben sapete, nel passato non tanto lontano erano in prevalenza gli uomini a rivestire ruoli importanti, alle donne era riservata la cura della famiglia e la crescita dei figli.
Ed io, da donna, desidero dedicare questo scritto in primo luogo alle ragazze De Katt, dei loro fratelli parlerò in un secondo tempo.
E per prima voglio ricordare la mamma di tutti loro, Anna De Nicolay, sposa di Cristoforo: lei chiuse gli occhi per sempre nel 1863 lasciando un vuoto incolmabile.
E qui riposa, nel silenzio e nella quiete di Staglieno.

L’ultima figlia femmina dei De Katt si chiamava Battistina Camilla Maria e il suo cammino nel mondo fu breve, visse appena 4 lustri e morì appena ventenne nel 1858.
Il suo nome è scolpito accanto a quello della madre e segna la fine dei suoi sogni e delle sue speranze.

La ragazza più grande invece era proprio quella Virginia che sposò il medico Giuseppe Chiappella, gli sposi dormono il loro sonno eterno sotto a quel monumento scolpito da Carli.
Anche Virginia non ebbe una lunga vita, visse solo 44 anni.

Io penso ormai da diverso tempo che a quell’epoca la percezione della vita e della morte fosse molto diversa dalla nostra.
A prescindere dalla condizione economica le famiglie erano continuamente afflitte da lutti prematuri e da vicende tristemente tragiche.
Cristoforo e Anna ebbero una terza figlia femmina, il suo nome era Guendalina e quando ancora era una giovane ragazza fece un buon matrimonio, ho la speranza che abbia conosciuto anche tanto amore.
Sposò il Contrammiraglio Ernesto Cordero di Montezemolo che tra i suoi molti titoli annoverava quello di commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia e cavaliere della Legion d’Onore.
Potete immaginare quanto fu fastosa la loro cerimonia di nozze e quanta eleganza regnasse nella loro casa di Via Balbi.

La felicità però era non era destinata a durare a lungo per queste ragazze.
Guendalina divenne madre di un bimbo a cui venne imposto il nome Mariano, il suo primo figlio.
E come ben sapete, all’epoca le gravidanze si susseguivano e poco tempo dopo, nel 1871, Guendalina diede alla luce un altro bambino che venne chiamato Alessandro Donato.
La felicità è così fragile, si spezza come un respiro che si interrompe.
Il piccolo Alessandro Donato visse soltanto due mesi e morì sul finire di novembre, sua madre lo seguì poco tempo dopo.

Una grave pleurite si portò via Guendalina De Katt quando lei aveva appena 27 anni.
Figlia, sposa e madre, una giovane donna di un altro tempo.

Rimasero soli il piccolo Mariano e il suo papà ma la vita fu crudele con questa famiglia e nel 1878, all’età di 8 anni, Mariano Cordero di Montezemolo si spense colpito dalla difterite, riposa a Staglieno proprio di fronte alla sua mamma.

Mariano, l’angioletto che la mamma chiamò seco in cielo.

E a terra c’è anche la lapide sbiadita con il nome del suo fratellino Alessandro Donato, è davvero poco leggibile.
È ben chiara invece la lapide che copre il sonno di Ernesto Cordero di Montezemolo, marito di Guendalina e padre dei due bambini, sopravvissuto a tutti i suoi cari.

Come vi ho detto al principio di questo articolo ho trovato per caso molte tombe della famiglia De Katt e ho iniziato a cercare di ricostruire quel poco che è dato sapere sulle vite di queste persone vissute tanto tempo fa.
Di recente un’ulteriore circostanza ha reso più semplice questa ricerca: tra i lettori di questo blog c’è anche il signor Ettore De Katt, discendenti di questa nobile ed importante famiglia.
E qui lo ringrazio per le molte notizie che mi ha inviato, tra i suoi antenati ci sono figure che meritano di essere ricordate, quindi tornerò a scrivere di loro e delle loro vicende, alcune storie sono davvero avventurose.
Oggi ho iniziato da qui, dalle tre ragazze figlie di Cristoforo De Katt.
Con quei nomi romantici, con quei sogni che non sappiamo indovinare.
Fragili fanciulle di un altro tempo, vissute in una città che cerco ogni giorno di immaginare.
