La voce del vento viene dal mare.
E sale la voce dell’abisso, dalla profondità oscura che è sotto di noi.
E un rimbombo si diffonde, la sua eco rimbalza contro le nuvole, ritorna e pronuncia certe parole.
Prima è un sussurro quasi leggero e flebile, poi diviene un ruggito, forte e potente.
Parla a te, a te che guardi le rocce e l’orizzonte.

La voce del vento.
La voce del vento, la mareggiata che sale.
E l’acqua salina che sbatte, risciacqua gli scogli, spruzza senza posa.

E pronuncia certe parole.
Io sono potenza, vigore, energia e vita.
Io sono mutamento, rinnovamento e rinascita.

Io sono il gorgo, il tempo che fluisce e trascina via ogni esitazione e ogni timore.

Il mare si solleva e si alza.
Lo sposalizio dell’acqua e del vento ha un suono a volte indefinito, un suono che entra nell’animo e vi rimane.
E quando in lontananza vedi il mare agitato e inquieto ti assale il desiderio di andare lì, al suo cospetto, per udire la musica dell’infinito.
La voce del mare e la voce del vento cantano all‘unisono.

Una dolce violenza accarezza le rocce, si solleva, si alza e si dissolve.
Il mare.

E poi pare fermarsi.
Respira, forse più lentamente senza affanno.
E invece rimonta, risale e riesplode, si versa sulle rocce, scivola, scende.
E canta, sibila, risuona.

Circonda uno scoglio, lo sommerge e lo abbandona.

Si abbatte, si rovescia e si ritira.
E la sua voce, la sua voce ancora pronuncia altre parole.
Io sono trasformazione, io sono pensiero, io sono emozione.

Passa un gabbiano.
E tu sei lì, guardi il mare, ascolti quella voce e nemmeno ti accorgi della sua presenza.
Sorriderai pensando a quante volte hai tentato uno scatto come questo.
Il destino a volte ti regala ciò che hai sempre cercato.

Il cielo si apre, le nuvole vanno verso i monti.
E le rocce, quasi indifese, cercano di proteggersi da quell’assalto.

Una scaletta scende tortuosa tra le rocce.
E’ come certi dubbi, come certe insicurezze scivolose.

La voce del mare e la voce del vento ancora cantano.

Tutto muta, in un istante.
E ritorna la melodia, si ripete e si sussegue senza sosta.

E’ un gioco che pare non avere fine.
E’ una sfida all’immensità.
E’ magico, coinvolgente, ammaliante.
Un paesaggio straniante, quasi di altri mondi.

Scuro e chiaro, di azzurro, di blu e di celeste.

Evanescente, ora torbido ora limpido.
Di puro cristallo.

Una perfetta inquietudine che a noi trasmette pace.
E si resta lì, a guardare la mareggiata.

Si seguono le onde, il loro suono.
E quella musica è ipnotica, irripetibile, nessuno al mondo sa recitare la poesia del mare.

Osservi e ti domandi se siano le nuvole a imitare le onde o se sia il contrario.
Fanno a gara, giocano tra di loro davanti ai nostri sguardi attoniti e meravigliati.

E ancora ritorna.
E sospira, batte più forte.

E’ il cuore grande del mare che abbraccia gli scogli e porge a noi il suo saluto.

E’ la sua anima pulita, candida e vera che si manifesta.
E’ la sua voce.
Parla a te, a te che guardi le rocce e l’orizzonte.

Parla a te, ancora.

Veste di luce d’argento e di riflessi la costa, davanti alla passeggiata di Nervi.

La voce dell‘abisso, intensa, forte, magnifica e immensa.

E ancora non tace.
L’accompagna il vento, compagno e amico del mare.
