Le feste si avvicinano e per tutti noi presto sarà tempo di trascorrere giornate con i nostri parenti.
E non dimentichiamo gli amici: qui, su queste pagine, tornano le memorie di un caro amico, sono le parole tratte dal diario di Francesco Dufour.
E allora facciamo piano, con la dovuta discrezione entriamo in casa di questa famiglia genovese e scopriamo insieme la tavola delle feste.
In occasione delle grandi feste, Natale, Pasqua e per i compleanni e onomastici dei “grandi” si faceva un gran pranzo.
Nei primi anni eravamo una ventina di persone comprendenti la nostra famiglia e quella dello zio.
Il tavolo della salle a manger veniva allungato al massimo con le prolunghe, la nonna aveva delle tovaglie lunghe anche 7 metri.
Servizio di porcellane francesi di Laurent II Dufour, antenato di Francesco
Esposto a Palazzo Spinola di Pellicceria
Sulla tavola si deponeva la tovaglia e lo chic era che le pieghe restassero ben rilevate, la zia Amalia con il ferro caldo spianava il lino tra una piega e l’altra.
Vecchi ferri da stiro di casa mia
Sulla tavola venivano messi i candelabri d’argento, poi le bocce dell’acqua e del vino molto vicine, tra un commensale e l’altro, poi molte alzate di dolci e frutta.
Servizio di porcellane francesi di Laurent II Dufour, antenato di Francesco
Esposto a Palazzo Spinola di Pellicceria
Fra un oggetto e l’altro un filo di mediola.
La mediola era una pianta che i giardinieri facevano crescere verticalmente avvolta ad uno spago, si presentava come un filo di edera con le foglie piccolissime.
Via Garibaldi 12
C’era un favoloso servizio di baccarat a canne d’organo e venivano sempre messi i 5 bicchieri.
L’etichetta voleva: una minestra che spesso era consommé con pasta reale, poi un piatto di pesce e uno di arrosto intervallato da piatti di mezzo.
Poi dessert e frutta di ogni genere.
Romanengo
La nonna mandava l’Oreste a comprare il vino che era sempre di gran marca, spesso Bordeaux o Borgogna.
La nonna in queste occasioni quasi non mangiava perché stava attenta a regolare il servizio, aveva in grembo un campanello elettrico con il quale dava il segnale del cambio delle portate.
Riporto qui il menu del pranzo offerto in occasione della mia Prima Comunione.
I commensali erano 34, di questi 21 erano al tavolo d’onore e gli altri erano ad un tavolo in salotto.
Così finisce il racconto dedicato alle tavole delle feste di Casa Dufour e per terminare questo articolo pubblico proprio quel menu citato nelle ultime righe.
È battuto a macchina, come tutto il resto del diario, scritto con cura e pazienza da una persona che riteneva preziosi i ricordi di famiglia e così ha fatto in modo che questi giungessero a coloro che sono venuti dopo di lui.
In alto i calici, nel tempo delle feste.
Ovunque lei sia, Buon Natale di cuore, caro zio Francesco.