Genova 1845, antichi mestieri e parole perdute

Giorni fa cercavo alcune notizie su un antico libro e per caso mi sono imbattuta in alcune pagine che offrono uno spaccato particolare sul passato di Genova.
Si tratta di un dettagliato elenco delle principali “industrie fabbrili” presenti in città nell’anno 1845, non è trascorso poi così tanto tempo eppure ciò che resta di quel mondo è una magia di parole perdute e di mestieri dimenticati.
E così proverò a raccontarvi parte di quell’universo distante, sono artigiani, bottegai e negozianti della Genova antica.
A Genova, nel 1845, c’erano 15 calderai che forgiavano solidi paioli e ampie casseruole, c’erano ottonai e piombaiuoli.
E soltanto due battiloro!
Gli orefici e gli argentieri erano invece parecchi, ben 87, numerosi anche gli indoratori e non si può dimenticare che a loro è dedicato uno dei caruggi della città vecchia.

Vico Indoratori

Se si fermava l’orologio si poteva scegliere tra uno dei 25 oriuolai.
C’erano poi produttori di candele di sevo e ceraiuoli che naturalmente fabbricavano e vendevano cera.
E tutte queste parole sono davvero poesia pura.

Casaleggio  (4)

Candele dell’Antica Drogheria Casaleggio

E che dire della moda?
A Genova si poteva contare su 17 cappellai e 2 cappellai in paglia, chissà che affari con la bella stagione!
E poi frangiste e calzettai, modiste e crestaie, ricamatrici in filo e in tull.
E ancora, si producevano sete filate in trama e organzino, coperte di lana, nastri, pettini e guanti.

Cartolina

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

Per arredare la propria casa non si andava in un grande magazzino come si usa fare adesso.
Serve un mobiletto? C’è lo stipettaio!
Parole perdute dal fascino immortale che ci mostrano quanto siamo cambiati: è mutato il nostro modo di vivere e anche la nostra lingua ha subito inevitabili evoluzioni, in queste pagine si trova un universo distante fatto di tante piccole realtà produttive.
Ecco i corallieri e i sellai, i produttori di biacca e colla forte, i cartai e i marmorai, i coltellai e i liquoristi.
E poi gli incisori di coralli e pietre, in rame e in camei.
C’erano fioriste e fiorai in fiori artifiziali, confettieri e cioccolatieri, il nostro celebre Romanengo all’epoca aveva già aperto i battenti ed era rinomato per le sue delizie.

Romanengo (50)

C’erano poi 33 vermicellai e ben 77 pristinai, i primi producevano pasta e i secondi erano panettieri che sfornavano pane caldo per le tavole dei genovesi.
Trovate queste stesse parole negli antichi censimenti, casa per casa, strada per strada emerge da certi libri vetusti un mondo a noi sconosciuto, ricordo che all’epoca mi colpirono il venditore di acqua dolce e il venditore di zolfanelli.
Mestieri antichi e parole perdute, a leggere mi è passato davanti un mondo.
E li ho visti tutti, uno per uno.
Erano facce accaldate dalla fatica e sorrisi sdentati, mani forti e nodose di indefessi lavoratori, dita svelte e sottili di giovani ricamatrici, erano volti appannati dal tempo trascorso.
Sono le voci di un mondo distante, antichi mestieri e parole perdute del nostro passato.

Carbonai

Carbonai del Porto – Cartolina Appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

39 pensieri riguardo “Genova 1845, antichi mestieri e parole perdute

  1. Altro che grandi magazzini dove si trova di tutto… C’era davvero una specializzazione capillare. Neppure mobilieri generici ma stipettai provetti! 🙂 bacioni cara

  2. E allora sì che la merce valeva qualcosa: materiali di qualità, lavorazione perfetta e il lavoro manuale aveva ancora un valore! Bellissimo il fatto che tu abbia rivangato gli antichi mestieri: sarebbero da rivalutare…
    Un bacio!

  3. Brava Miss, ci hai nuovamente riportato indietro nel tempo! Non solo ci hai ricordato antichi mestieri, ma anche le persone che questi mestieri esercitavano. Come mi piacerebbe incontrare il venditore di acqua dolce, mentre mi reco dalla modista! Molto meglio che fare acquisti online!

  4. Il venditore di acqua dolce… che poesia!
    A Milano erano diffusi i “brumisti” e pare che un mio antenato abbia fatto questo mestiere per una nota e nobile famiglia, i Bagatti Valsecchi. Il prestinaio me lo ricordo anch’io, mia madre e mia nonna lo chiamavano ancora così quand’ero piccola.
    E pensare che tutto questo è scomparso… che peccato… Bisogna mantenere però la memoria; se no si fa la fine di quella ragazza che veniva da me a ripetizioni e non sapeva chi è il calzolaio!
    Sogno d’oro, Miss, e grazie di questo bellissimo post 🙂

  5. ok gli stipettai….ma i vermicellai dove li mettiamo?
    E comunque hai ragione; venditori di acqua dolce…..è dolce già il nome!
    un abbraccio grande. Emanuela
    ps…ma come cavolo potrei chiamarmi io? Come ci possiamo chiamare noi doganali? Come mi piacerebbe avere un nome così bello…

  6. Gh’ea o Pegoua(ombrell-a),o cheiga-a,o moulitta,o mersa-a(merciaio),o carrega-a,o materassa-a,o pignatta o poula-a(pentole e padelle)….o criava “pignatte.pouele,casserolle ai Donneee” ean ambulanti ogni doun con a so’ specialitae che giavan inti Brighetti de zone feua daou centro cittae onde nou favan councorrenza ai botteghae perchè nou ghè n’ean,e tutti gh’avain o sò maddou de sbraggia cose aggiustavan o vendeivan……tuttou finna ai anni sciuscianta poi ciancianin son sparii,Ciao Miss mi l’ho ammie e sentii e ghè faimou ascì ou versou da figgeu….grassie un caou saluo e un abbrassou!!!:)

  7. Mestieri per lo più scomparsi. Conseguenze della globalizzazione. Peccato, ma bello che tu ce li riproponi, “spolverandone” il ricordo.
    Un abbraccio Susanna

  8. Miss, interessante rassegna di antiche professioni… che spariscano i vecchi mestieri, rientra nella normalità delle cose, il vero guaio di oggi è che spariscano i posti di lavoro…

  9. Tra i mestieri perduti c’erano i minolli che non erano,come io pensavo da bambina,una sorta di folletti,ma gli incaricati a zavorrare le navi.A Sampierdarena c é una strada (o una piazzetta)dedicata a loro

    1. Siamo cambiati, è anche cambiato il nostro modo di vivere quotidiano.
      Certo, il progresso porta dei benefici ma fatalmente alcune cose di valore si perdono-
      Benvenuto qui Ernest, ti ringrazio!

  10. Grande omaggio a Zena, ai suoi antichi mestieri ed ai suoi artigiani del passato…grandi maestri e professionisti…grazie Miss di averci fatto rivivere in un mondo così bello ma a noi sconosciuto…ciao un abbraccio a Te!

      1. Che meraviglia!! Magari ci fossero ancora… a me piace tantissimo comprare nelle botteghe storiche, figurati😍

  11. Si specialissima per noi zeneisi posteri ignoranti….ma grazie alla Ns. Miss…la macchina del tempo va a ritroso anche per noi e la poesia si materializza…Grazieeeee carissima che brava abbraccio!!!

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