C’era una volta l’ombrellaio

C’era una volta l’ombrellaio e questo in particolare doveva lavorare dalle parti di Novi Ligure, lo deduco dal fatto che lo studio fotografico nel quale si fece immortalare si trovava in quella località.
Sarà molto piovosa Novi Ligure?
Io non saprei proprio dirvelo, cari amici, di certo so che gli abitanti del luogo all’epoca avevano l’imbarazzo della scelta: l’ombrellaio sapeva soddisfare tutti i gusti e tutte le necessità!
E forse vendeva paracqua e anche ombrellini parasole, a guardare la sua fotografia mi verrebbe quasi il desiderio di sbirciare nella sua sporta e fare qualche acquisto!

Ecco il nostro abile e valente artigiano in posa con salda fierezza, traspare sul suo volto bonario un certo orgoglio e un chiaro senso di soddisfazione.

C’era una volta l’ombrellaio e faceva gli ombrelli e poi li riparava anche: un ombrello magari poteva durare anche per tutta la vita e allora magari lo si teneva da conto e soprattutto lo si sceglieva di buona qualità.
Sempre con un occhio di riguardo per la moda e per le tendenze più in voga!
Ah, quanti manici diversi per tutti questi ombrelli!

E così era nel passato.
Giacca, gilet, camicia bianca e un cravattino, capelli chiari, barba e baffi importanti e lo sguardo diretto verso il bravo fotografo: in quell’altro tempo c’era una volta l’ombrellaio.

16 pensieri riguardo “C’era una volta l’ombrellaio

  1. Negli anni 60 ho visto anche ombrelli rattoppati,con manico di legno smaltato,che bello!
    L’uom di quell’epoca con camicia e gilet mi suggerisce anche la dignità del lavoro,lui mi sembra anche elegante in tutto,mi pare di sentire la sua voce “ombrelli per signori e per signore”
    E bello anche il cesto che li contiene mi ricorda vagamente gli oggetti di Rtz Saddler.

  2. Miss, quando mio padre è andato in pensione, lui e mia madre hanno lasciato Milano e si sono trasferiti a Massino Visconti (Alto Vergante), sulla sponda novarese del Lago Maggiore. Il Vergante era patria di ombrellai itineranti… infatti, a Massino Visconti, c’è un monumento al Lusciat, (luscia-pioggia)… benchè il bronzo abbia il cappello, somiglia parecchio a quello della tua bella foto…

    1. Ma dai, non ne sapevo nulla, sono andata a cercare la foto del monumento ed è proprio suggestivo, chissà se il mio ombrellaio conosceva il posto, dalle tue notizie io direi proprio di sì! Grazie Sergio, buona giornata a te.

  3. Adoro queste figure di artigiani di un tempo… tempo fa avevo bisogno di un ombrellaio e ho faticato un sacco a trovare un negozio che mi facesse la riparazione (a caro prezzo) ma era un ombrello nuovo e mi piaceva molto… bella foto! Buon lunedì 😘

    1. Eh sì, ormai viviamo nell’epoca dell’usa e getta ma ti capisco, è giusto dare una nuova possibilità agli oggetti che ci piacciono paricolarmente. Un bacione cara, grazie.

  4. U paegua ….. lo nominava spesso mia nonna … abitata proprio davanti a noi in un palazzone grande all’ ultimo piano …. era un omino piccolo forse era ancora piuttosto giovane ma a me pareva un vecchietto… lo si vedeva a volte trafficare con scheletri di ombrelli neri sul terrazzino …. al tempo gli ombrelli avevano una miriade di stecche e soprattutto non esistevano ancora quelli chiudibilissimi e portatili da quattro soldi… almeno io li ricordo che già’ ero più’ grandicella … anzi temo fu proprio loro una parte della responsabilità’ della derubricazione dell’ ombrello da oggetto dignitoso che doveva durare e da non dimenticare in giro a oggetto quasi usa e getta….

  5. Nel nostro paese piovose gli ombrelli sono indispensabili. Questo ombrellaio mi fa pensare al mio bisnono vestito come lui con quel tipo di ombrello, che possedo io adesso e conservo come un tesoro. Un bacio a te.

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